A Lezione di cinema con Costa-Gavras
“Tutto il cinema è politico, anche un film d’azione che mostra eroi che salvano il mondo con una pistola. Non puoi non farti coinvolgere in ciò che avviene attorno a te: non prendendo una decisione, in realtà già ne prendi una. Se rifiuti la politica, rifiuti in realtà di relazionarti con molta gente. La peggior cosa in una società è l’individualismo”. A parlare oggi al Teatro Petruzzelli è il maestro Costa-Gavras, che il Festival del cinema di Bari ha deciso di onorare con la consegna da parte della Fipresci del Platinum Award. Preceduta dalla proiezione di “Amen” (2002), la Lezione di Cinema del regista, sceneggiatore e produttore greco, naturalizzato francese, è stata una riflessione sul rapporto che ognuno di noi deve avere con il mondo circostante. Il suo interesse è nella “piramide del potere” e nelle relazioni umane distrutte dalla globalizzazione o dal fanatismo religioso e non. “Credo che quello creato dall’Isis sia un mondo di tiranni – ha detto Costa-Gavras – mi piacerebbe girare una storia che ne indaghi le origini e le basi culturali. Oggi però si tende a fare degli arabi tutta un erba un fascio, vedi in Francia con Marine Le Pen – ha aggiunto – mentre la quasi totalità degli arabi non è estremista. In democrazia il potere esiste per difendere la libertà di ognuno”. A proposito di “Amen” (con il poster di Oliviero Toscani che suscitò violente polemiche in Italia con la sua croce che si trasformava in una svastica) il regista ha precisato che il film “non voleva essere un attacco alla Chiesa, ma a Papa Pio XII, e alla Curia, per il loro silenzio, per non aver denunciato pubblicamente i crimini efferati delle SS”. “La resistenza ai soprusi – ha poi sottolineato – è la cosa più importante”.
Costa-Gavras, costretto a emigrare dalla Grecia perché di famiglia “anti-monarchica, non comunista, come invece si è spesso pensato”, mantiene vivo il suo rapporto con la cultura greca: “Non ho mai cercato di capire l’origine dei film che ho diretto, ma il bagaglio culturale greco è sempre alla base dei film che faccio. Più che dalla Nouvelle Vague francese sono stato attratto dai film polizieschi americani”. Riguardo ai primordi della sua carriera Costa-Gavras ricorda i primi passi come assistente di René Clair e René Clement e poi la grande amicizia con Simone Signoret e Yves Montand (presente in tutti i suoi film girati in Europa), che determinò il suo esordio cinematografico “Vagone letto per assassini” (1965): “Montand non amava molto interpretare un poliziotto, ma gli dissi che l’unico ruolo ancora disponibile era quello. Aveva un accento strano, del sud della Francia ma pensavo che poteva andar bene, e così fu”. Un rispetto per gli attori così sintetizzabile: “Sono loro le persone più importanti del film, anche se alla fine la decisione spetta solo al regista”. Una lunga e onorata carriera, i cui ispiratori “sono stati anche Fellini, Rosi e Scola, prossimo in lista a tenere la sua lezione di regia al Festival di Bari.